La fede e tutto ciò che concerne la religione occupano nel Medioevo un posto di rilievo assoluto: durante i primi secoli, con la Patristica e la definizione dei dogmi cristiani, tutta l’attenzione dei sapienti si concentrò su filosofia e teologia, e punto o poco fu prodotto in campo scientifico. Quando finalmente l’interesse si spostò, gli atteggiamenti furono differenti; la filosofia Scolastica mirava infatti a trovare giustificazioni razionali ai dogmi definiti dalla Patristica. Essendo la religione il perno dell’universo medievale, tutto doveva essere sottoposto ad essa. Tendenti a conciliare la scienza e la fede furono per esempio Gerberto di Aurillac e, in seguito, S.Tommaso d’Aquino: egli riuscì a integrare la filosofia classica, in particolare Aristotele, con la filosofia cristiana, ricorrendo in questo anche a modificare, se necessario, le teorie del filosofo greco. Una posizione opposta fu quella di Manegoldo da Lautenbach, posizione che riflette la preoccupazione della Chiesa per la crescente diffusione di opere come il Timeo di Platone a proposito delle origini del mondo e dell’uomo; Manegoldo infatti si opponeva alla ricerca razionale della verità, affermando che il buon cristiano doveva attenersi esclusivamente a quanto contenuto nella Bibbia. Altri invece, come Abelardo, furono dell’opinione che la scienza dovesse essere slegata e non sottoposta all’etica.
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www.racine.ra.it/lcalighieri/Relazione/Fisica%20e%20scienza%206.htm
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