martedì 30 ottobre 2007

Russia Medievale

Un evento medievale epocale del secolo scorso: La scoperta delle BERJOSTY
Articolo dedicato ad un grande archeologo e storico russo contemporaneo: Valentin Lavrent'evic' JANIN

Quando il prof. A. V. Arcihovskii trovò le prime berjòsty nei suoi scavi a Novgorod nell’estate (è l’unica stagione buona per il lavoro di scavo qui nel Grande Nord) del 1951 (26 luglio) probabilmente non ne rimase molto sorpreso poiché qui e là nelle zone archeologiche dove lavoravano gli altri colleghi delle università statali nell’ex URSS di tali reperti se ne trovavano ogni tanto. E’ vero che, quando lo scritto non era visibile o riconoscibile, gli archeologi li avevano presi per “galleggianti per la pesca”, ma ora il fatto eccezionale fu che con il proseguire degli scavi in pochi mesi di campagna il numero dei reperti salì a varie centinaia! Fino ad oggi (anno 2000) di berjòsty ne sono state catalogate circa un migliaio in questa zona di scavi, ma restano ca. 20.000 reperti simili da mettere ancora in ordine e da decifrare!

Che cosa sono le berjòsty (il singolare è berjòsta in russo)? E’ presto detto! Sono delle strisce oblunghe (da 25 cm fino a 40 cm e oltre) di scorza di betulla di larghezza tipica standard fra i 4 e gli 8 cm sulla cui faccia interna mediante uno stiletto appuntito d’osso o di metallo o di legno (pisàlo in russo) si incidono agevolmente le lettere. Le strisce, per essere così scritte, devono essere preparate immergendole o bollendole in acqua calda per dare loro una maggiore elasticità. A questo punto la striscia inverte la sua proprietà di avvolgersi su se stessa e lo scritto sulla berjòsta arrotolata risulterà ora sulla faccia esterna. Subito dopo l’incisione i solchi infatti imbruniscono e la scrittura è subito leggibile e, se poi le condizioni lo permettono, ecco che queste lettere sui generis riescono a conservarsi per secoli per essere scoperte poi dagli archeologi.
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